Opportunità e opportunismi

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di Francesco Calì

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Due eventi mediatici hanno scosso la sonnolenta primavera italiana: l’intervista di Bruno Vespa al rampollo del capomafia Totò Riina ed ora la morte improvvisa del cofondatore del M5s. L’italiano medio aveva continuato a sonnecchiare placidamente nonostante gli attentati di Bruxelles e la scontata presa in giro del governo egiziano sul caso Regeni. Ma l’italiano è fatalista, le cose accadono perché debbono accadere e, sicuramente, noi siamo lontani dalle attenzioni dell’Isis, queste cose da noi non possono succedere, e poi, perché questo benedetto ragazzo doveva andare a disturbare in casa d’altri facendo domande inopportune, curiosando ed infilando la testa dove era meglio non infilarla?

Ma torniamo a ciò che ha realmente turbato i sogni degli italiani e prima di tutto «leggiamo» l’intervista a Riina. Non ho assolutamente voglia di annoiare i lettori con una mia interpretazione di ciò che è stato detto, voglio piuttosto affrontare il problema dell’opportunità e delle conseguenze che questa intervista ha posto in essere. Era opportuno che Bruno Vespa invitasse a Porta a Porta il figlio di un boss mafioso e lo lasciasse parlare liberamente senza incalzarlo con le giuste domande? Sicuramente no! Ma aspettate, io dico no per motivi diversi da quelli che altri hanno trovato. Personalmente ritengo che Vespa aveva tutte le ragioni a voler intervistare un personaggio di quel calibro, aumento dell’audience, rispolverare una trasmissione in declino e, forse, anche qualche altra motivazione ancora meno edificante, ma avrebbe potuto almeno fare le domande che andavano fatte e non far parlare il figlio del boss a ruota libera, senza mai riuscire ad essere almeno non dico pungente ma quantomeno salace. Il risultato di questa infelice intervista è stato che l’Italia intera si è sentita in obbligo di crocifiggere la trasmissione e il giornalista, senza far troppo caso a quello che si scriveva.

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L’Italia vive di commenti da bar e, come il lunedì sono tutti allenatori così quel giorno tutti si sentivano offesi e pronti a fustigare pubblicamente Vespa, reo di cotanta tracotanza; fin qui tutto normale, come ho già sottolineato questo è l’italiano, poi è successo qualcos’altro: è intervenuta la politica. Ora il problema diventa spinoso, la politica non si deve intromettere in ciò che non le compete e, fortunatamente, peccando forse di ottimismo, l’informazione è ancora, almeno parzialmente, libera in questo Paese. La Commissione Antimafia convoca i vertici Rai per discutere dell’opportunità della trasmissione, ma soprattutto per sindacarne i contenuti. E no! Non ci siamo più! L’italiano è libero di ritenere opportuno o meno che Vespa abbia fatto quella intervista ma la politica ne deve rimanere fuori, soprattutto questa politica!

Ed ecco arrivare la nuova bomba mediatica, perché di questo si tratta: la morte di Casaleggio. Qui si devono fare i dovuti distinguo tra le sacrosante condoglianze alla famiglia e gli opportunismi politici; e naturalmente i nostri politici non hanno perso tempo a mostrare tutto il loro trasformismo. Superando tutte le barriere di colore e di partito si sono lanciati tutti, senza distinzione, in una rivalutazione della persona di Casaleggio, anche quelli che sino a ieri lo avrebbero «distrutto», politicamente s’intende. Non basta dire lo rispettiamo come uomo anche se come politico… Non si può far finta di superare tutto e poi domani si vedrà, domani si potrà riprendere la lotta, la lotta politica, quella è un’altra cosa. No!, non è un’altra cosa, il giudizio sull’uomo non può essere distinto da quello sulle sue azioni, altrimenti il terrorista diventa colui che è stato traviato ma che in fondo era un bravo ragazzo.

Per carità sia ben chiaro che io non ho nulla contro Casaleggio, le mie riflessioni prendono di mira l’opportunismo che ormai impera in ogni settore della vita italiana, politica in testa, ammorbando tutto e rendendo legata al profitto ogni nostra azione.

Solo per fare un’ultima osservazione, oggi, girando a caso sui social network ho cominciato ad intravedere un nuovo movimento d’opinione, coloro che ritengono inopportuno lo scontro tra il nostro Paese e l’Egitto sul caso Regeni, e volete sapere perché? Perché la nostra richiesta di verità e di giustizia, cosa su cui raramente il nostro governo si è impuntato – ricordiamoci cosa è successo con i due marò in India ormai dimenticati da tutti – si scontra con gli interessi economici e, vale la pena di mettere avanti il concetto di libertà e di giustizia, quando si possono rischiare accordi economici che valgono alcuni miliardi?

In fondo siamo sempre italiani.

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